Il fiume Erro. Testo di Guido Ottonello

di Marina Levo

FIUME ERRO (bozza 1)

Wikipedia lo definisce grosso torrente ma per noi tutti è sempre stato il fiume!

Alludo all’Erro cioè al corso d’acqua che decreta da sempre il suo stato regale nei confronti di Cartosio per il ruolo che ha storicamente ricoperto in termini di supporto all’agricoltura, ai bisogni delle persone ed anche alla funzione di destinazione per il tempo libero.

Connotiamo le mie memorie alla fine degli anni 70/primi anni 80 e cerchiamo di mettere a fuoco alcuni punti salienti del fiume Erro al fine di riesumare piacevoli ricordi capaci di distinguere e descrivere anche i vari punti di balneazione più frequentati da noi ragazzini che erano : la pontina, il lago scuro ed il ghermino.

Entriamo nel contesto estivo storico cioè in​ quel periodo in cui a Cartosio i papà sdoganavano mogli e figli per l’intera estate contribuendo ad accrescere in noi adolescenti un “dna cartosiano” generato da giornate piene interrotte da pranzi fugaci perché la piazza ci chiamava tassativamente fuori casa.

Non esisteva la piscina all’epoca (era presente quella di Acqui Terme che oltre essere onerosa risultava difficile da raggiungere per le mamme che in larga parte erano prive di patente di guida) ma magicamente a Cartosio non mancavano le aree di intrattenimento natatorio.​

L’area kids cioè dei primi bagni era rappresentata come punto di balneazione dalla famosa pontina (Pianca) ; le mamme si radunavano in piazza nel primo pomeriggio e si andava giu’ verso il fiume passando dalla strada principale (il Cioz) fino ad arrivare in prossimità della curva prima del cimitero dove una stradina a sinistra ci portava a transitare davanti alla cascina Isole e quindi a raggiungere più brevemente il fiume.

Qua si materializzava la prima scossa di adrenalina perché all’epoca il saluto al nostro passaggio ci veniva omaggiato da un cane di grossa taglia incatenato al muro della casa che abbaiava con veemenza e vera ferocia al punto che sembrava quasi che la catena si dovesse spezzare per la furia che metteva nei nostri confronti.

Arrivati al fiume ci si buttava di corsa , senza alcuna doverosa precauzione e ciò avveniva in un punto che costituiva una sorta di ansa e quindi garantiva una balneazione più comoda con acqua più alta rispetto ai tratti di corrente circostanti.

Dopo un po’ lo sforzo e le battaglie in acqua richiamavano alla merenda pomeridiana rigorosamente estratta dalle borse frigo e che comprendeva sempre pane e nutella oltre che il succo di frutta; appena rifocillati si partiva con la fase avventura ovvero le esplorazioni circostanti coadiuvati dagli amici cartosiani che abitavano al di là dell’erro e che quindi giocavano territorialmente in casa.

La cosa più emozionante erano i dondolamenti ed i balli improvvisati sulla passarella di legno realizzata come punto di guado pedonale con robuste assi e tiranti in ferro stile ponte tibetano poi ci si muoveva lungo le correnti basse in cerca di pesci, portasassi, canne di fiume dal fusto lungo; puntualmente cadevi ed erano belle sberle tra acqua e scogli perché le pietre erano ricoperte da un lieve strato di melma viscida davvero insidiosa.

Colpiti nel fisico e nell’orgoglio si ricorreva all’acquisto di sandali di gomma detti anfibi da Pietrino in piazza della Chiesa che erano il toccasana per camminare in acqua mentre risultavano poco indicati sull’asfalto.

Erano tempi in cui ne Cioz ne Pertus con le loro salite minavano le nostre​ energie..ma appena acquisiti i motorini 50 (ai 14 anni previsti per legge) la nostra ambizione ci allontanò dalla pontina per mete lacustri più impattanti che vedremo narrate in serie completa nel bollettino parrocchiale di dicembre in stile Netflix cartosiano dove quindi parleremo anche di lago scuro e ghermino.

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