In tempi non sospetti ho visto in Manuel la voglia di emergere, di dire la sua nel mondo della fotografia, gli feci un’intervista per il libro “Peteli di rubino”, ora in occasione della sua splendida mostra “QUO VADIS” la voglio riproporre on line. “QUO VADIS” mostra fotografica nel Palazzo vescovile dal 9 luglio al 18 settembre, andate a visitarla… merita d’esser ammirata e goduta a pieno!
Preparando questo libro d’interviste ho scoperto alcuni artisti veramente unici, uno di questi è Manuel Cazzola, un giovane promettente fotografo, che ci regala dei veri scatti d’autore. Iniziamo a chiacchierare un po’ con lui e cerchiamo di conoscerlo meglio.
D.: Ciao Manuel, mi permetto di darti subito del tu, ti conosco da quando sei nato per te, va bene o preferisci un tono meno colloquiale? Sei giovanissimo in che anno sei nato e dove? R.: Ciao Antonietta! È un onore ricevere un’intervista da una persona che stimo moltissimo. Assolutamente diamoci del tu, come dici, ci conosciamo da sempre e ti considero una “vicina di casa” anche se abito nel paese accanto. Sono l’unico della classe 1989 di Montechiaro d’Acqui (Al), sebbene sia nato nell’ospedale di Savona, mi ritengo un montechiarese a tutti gli effetti. D.: Qual è il tuo percorso scolastico? R.: Il mio percorso scolastico è stato in partenza di natura tecnica, ho studiato da Geometra e successivamente, si è sviluppato nel ramo scientifico. Finito le scuole superiori, ho deciso, infatti, di continuare i miei studi nella facoltà di Ingegneria Edile al Politecnico di Torino. Ho scelto l’ingegneria perché all’epoca trovavo noiosa la storia dell’arte e così ho preferito un approccio più scientifico con l’analisi matematica. Strada facendo però ho incontrato ottimi professori e quella “storia dell’arte” ha incominciato a piacermi e oggi non credo se ne possa fare a meno. Nel mio percorso scolastico però ho compreso che non si deve mai smettere di imparare e quello “scolastico” è solo l’inizio di un percorso che continuerà per tutta la vita.
D.: Se potessi tornare indietro, sceglieresti un percorso scolastico diverso, studieresti sempre da geometra? Opteresti per un’altra facoltà universitaria? R.: Con il potere del rewind oggi mi troverei nella medesima posizione. In tanti sono in preda ai rimpianti, tornerebbero indietro farebbero scelte totalmente diverse da quelle intraprese, io no. Nel mio percorso di formazione sono stati tanti i sacrifici, e vanificarli tornando indietro mi parrebbe un vero peccato! Ovviamente strada facendo ho incontrato dei bivi e forse è solo la curiosità, che mi spingerebbe a chiedermi chi sarei diventato se avessi fatto scelte diverse.
D.: Hai fratelli sorelle? R.: No, purtroppo no. Da piccolo quando i miei compagni delle elementari mi raccontavano in preda alla disperazione che stava arrivando un fratellino o una sorellina, io chiedevo loro sempre che se non lo volevano, potevano regalarlo a me.
D.: Alcune domande ti sembreranno un po’ banali, e magari superflue, ma serviranno a inquadrare meglio la tipologia degli artisti in Italia, e pian piano faranno conoscere l’intervistato in questione al nostro pubblico. Sei sposato? Hai figli? R.: Al momento no, non sono sposato e non ho figli.
D.: Essere cresciuto circondato dall’affetto e dal calore dei tuoi genitori e nonni, è stato fondamentale? R.: Assolutamente sì! Benché ci manifestiamo poco affetto a casa e i litigi sono numerosi, la mia famiglia rappresenta un punto fermo nella mia vita.
D.: Dove abiti? Ti piace vivere lì? In futuro vorresti vivere altrove? R.: Al momento vivo con la mia famiglia a Montechiaro d’Acqui, ho vissuto da studente a Torino, condividendo casa con altre persone. Sicuramente l’esperienza di vivere con dei coinquilini mi fa ha fatto apprezzare quanto è bello vivere da soli: condividere con altre persone una casa, spesso con routine completamente diverse potrebbe essere deleterio.
D.: Conosciamoci di più, quali sono i tuoi libri più cari? Hai qualche pittore che preferisci? Sei tifoso di qualche sport? La tua squadra di calcio del cuore? R.: Il mio rapporto con i libri è particolare, ho avuto a che fare con un sacco di libri di natura tecnica e scientifica, ne ho amati e “odiati” parecchi e quanti ancora ne ho da leggere. Una collana di libri che in assoluto ho trovato davvero interessanti, che ho scoperto da poco tempo è quella editoriale della Ferrero che dedica alla gente di Langa, una serie di volumi (per l’esattezza dodici) pubblicati tra gli anni 70 e gli anni 90. In tema artistico e pittorico, mi ritrovo a prediligere molti nomi, potrei davvero dilungarmi di molto. Michelangelo è indiscusso, la sua arte appassiona in ogni sua sfaccettatura ed è sicuramente nella mia top ten al primo posto, Caravaggio nel suo linguaggio pittorico lo trovo davvero affascinante ed è stato un soggetto di approfondimento molto interessante, trovo che la sua luce sia una vera e propria fonte d’ispirazione. Rimanendo in tema di pittori, mi viene da citarti Turner precursore dell’impressionismo e Monet di cui ho apprezzato le opere tra i banchi di scuola. I grandi classici e Maestri dell’Arte sono per me una grande fonte d’ispirazione.
D.: Quali sono i tuoi hobby? Quanto sono forti le tue passioni? R.: Sono sempre stato un appassionato della vita all’aria aperta, sono cresciuto in campagna, giocando nei boschi e tra i calanchi intorno a Montechiaro d’Acqui. Questo ha condizionato molto le mie passioni che si legano in modo indissolubile alla natura. Il mio primo hobby è stato quello delle immersioni, fatto il brevetto da sub, ho avuto la fortuna di immergermi nel bellissimo mare della Liguria e di sicuro l’immersione che mi porterò sempre nel cuore, è quella avvenuta all’isola di Bergeggi (Sv), dove ho trovato il panorama sottomarino più suggestivo. In seguito mi sono appassionato di montagna, sia vivendola d’inverno sia d’estate. In inverno ho imparato a sciare insieme a mio padre quasi quindici anni fa e ora ogni inverno insieme, condividiamo questa passione. In estate il trekking in montagna mi ha fatto scoprire la passione per la fotografia. Oggi quest’ultima passione ha rivoluzionato decisamente il mio modo di vedere il mondo.
D.: Puoi raccontarmi quando è nato l’amore per la fotografia? R.: Il mio “viaggio” nel mondo della fotografia è iniziato tre anni fa e fin da subito ho capito quanto sia potente quest’arte: puoi davvero catturare ed esprimere emozioni attraverso di essa. È davvero curioso come e quando è iniziato questo viaggio! Te lo racconto. Era esattamente il 25 settembre 2015, e quel giorno ho deciso di fare un trekking in Val Maira con un amico. Non avevo mai fatto molto per fotografare, e nemmeno per il trekking, se devo essere onesto. Ma quel giorno, sentivo davvero il bisogno di sfuggire dalla mia routine quotidiana: le montagne intorno a me erano così belle e selvagge, che volevo portarle con me, insieme a quella sensazione di libertà che erano in grado di ispirarmi. Così ho preso il mio smartphone e ho deciso di scattare alcune istantanee mentre salivo. Una volta arrivato a casa, ho guardato di nuovo le foto che ho scattato, e quello è stato il momento in cui ho realizzato che la fotografia sarebbe stata la mia passione. Da quel giorno in poi, ho provato a mostrare e descrivere i miei paesaggi e le mie colline attraverso le mie fotografie, cercando di farle vedere a tutti, attraverso i miei occhi. Da quel trekking in Val Maira (Cn), cerco quelle emozioni che la Natura può farci provare, quando siamo in grado di abbracciarla rispettosamente.
D.: Quanti sacrifici fai per seguire il richiamo della tua arte? Raccontaci qualche aneddoto su come sono nati i tuoi miglior scatti? R.: I sacrifici sono tanti, ma come in ogni cosa se c’è passione non se ne sente la fatica. I miei migliori scatti? Sono certo di non aver ancora scattato la mia istantanea migliore. Del resto ne basterebbe una per fargli fare il giro del mondo, e dovrebbe avere un linguaggio universale ed essere senza tempo. Continuerò a cercarla e chissà che prima o poi troverò quell’immagine. Oggi tra quelle più apprezzate c’è quella che immortala il paese di Cavatore (Al). L’ho intitolata “Cavatore tra neve e nuvole”, ed essa è sicuramente lo scatto più apprezzato e fortunato che per ora ho avuto la possibilità di immortalare. Ritrae Cavatore, coperto di neve e avvolto da un mare di nebbia che lo fa sembrare un’isola galleggiante nel nulla. In primo piano puoi osservare un volo di uccelli e noterai che ognuno possiede un’apertura di ali diverse. È uno scatto che per me ha il sapore di Libertà e nello stesso tempo di Fantasia.
D.: Qual è stata la mostra che ti ha emozionato di più? R.: Sicuramente la prima! Erano trascorsi appena tre mesi da quando mi dilettavo a catturare istantanee in giro per le nostre colline di Langa e Monferrato: ritrovarmi ad allestire una vera e propria Mostra è stata davvero una scommessa! Fu un successo inaspettato e per questo sono sempre riconoscente a Ursula che mi ha spronato nel realizzarla per l’anniversario del suo agriturismo, Punto Verde.
D.: Caro Manuel, vorrei capire cosa prova un artista della fotografia, quali sono le sue emozioni. Vorrei che pensassi a qual è il momento magico in cui stai meglio, che ti senti gratificato al massimo? È forse il momento che parti da casa con la macchina fotografica? O forse quando individui qualcosa da fotografare e capisci che è un momento unico? Quando prepari le tue foto per la mostra? Quando il pubblico si emoziona davanti alle tue foto? Quale e quando è il tuo momento magico? R.: Il momento in assoluto più intriso di emozioni è quello in cui comprendi di essere davanti a un evento sfuggente e unico: sei pervaso dall’adrenalina e rimani lì attonito. In qualche modo proprio queste emozioni rimangono impresse nel fotogramma e restano connesse all’immagine.
D.: Allora se la tua grande passione è la fotografia, hai un fotografo che ammiri e/o a cui t’ispiri? R.: Certo, la mia ammirazione è infinita per Sebastião Salgado, Steve Mc Curry, Franco Fontana, loro sono di sicuro tra i miei preferiti, mi piace però scoprirne sempre di nuovi. D.: Hai sogni per il futuro? Li terrai ancora molto nel cassetto o li vedremo presto realizzati? R.: Ho molti progetti, sia come ingegnere sia come fotografo, spero di poterli realizzare molto presto, ma per ora restano ancora nel cassetto. Lasciamo un velo di mistero!
D.: Da piccolo quali erano i tuoi sogni? Che cosa sognavi di diventare? R.: Da piccolo volevo fare lo chef. Poi la mia mamma mi ha convinto del fatto che mi sarei ritrovato a lavorare quando gli altri avrebbero fatto festa e ciò poteva non essere troppo piacevole!
D.: Di questi sogni che avevi da bambino, ne hai realizzati? Hai ancora voglia di rincorrerli? O hai cambiato obiettivi? R.: Nel mio percorso gli obiettivi sono cambiati e cerco di raggiungerli con costanza e perseveranza…
D.: A chi vorresti assomigliare? Chi ammiri in particolare guardandoti attorno? Non deve per forza avere un nome e un cognome può anche essere un modo di pensare, uno stile di vita. R.: Sono moltissime le persone che ammiro. Quando ho scoperto l’intervista di Tiziano Terzani, mi sono appassionato moltissimo alla sua filosofia di vita. Mi piace, però, essere contaminato dalle mie esperienze e dalle persone che incontro lungo la mia vita, senza averne nessuna in particolare cui vorrei assomigliare.
D.: Chi vorresti ringraziare per qualcosa o per quello che sei diventato? R.: Sicuramente ringrazierei i miei genitori, è grazie ai loro sacrifici se ho potuto studiare e intraprendere questo percorso.
D.: Nella tua vita hai incontrato persone che ti hanno insegnato o ti hanno dato moralmente o fisicamente tanto, in modo disinteressato, stupendoti così del loro comportamento? R.: Di sicuro una lezione importante l’ho ricevuta dal mio insegnante di ripetizioni di Analisi Matematica. Mi ha insegnato forse la cosa più importante di tutte: l’umiltà di imparare le cose.
D.: Che cosa vorresti per il tuo futuro? Guarda avanti e rispondimi col cuore… R.: Vorrei poter affermarmi e trovare il mio posto nel mondo per rendere concreti i sacrifici fatti in questi anni e continuare a seguire le mie passioni, sempre. D.: Hai prospettive di cambiamento? R.: Preferirei continuare il mio percorso in modo progressivo, senza cambiamenti radicali che potrebbero farmi avere rimpianti laddove non andasse tutto come ci si erano preposti.
D.: Che cosa dire per concludere questa intervista veramente affascinante? Vorrei strappare una promessa a Manuel: promettimi di non smettere mai di seguire le tue ispirazioni e aspirazioni. Ti senti di prendere questo impegno? R.: Assolutamente sì! Vorrei poter sposare in pieno la seguente citazione: “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita” quindi sicuramente seguirò le mie passioni e le mie aspirazioni, con lo stesso entusiasmo che mi hanno visto intraprenderle.
Dal 2019, anno in cui feci l’intervista, ad oggi Manuel Cazzola ha fatto molte cose importanti, sono felice dei suoi traguardi e di aver creduto in lui.
Maria Antonietta Doglio