“PER OGNI MIA MEZZ’ORA” di Luca Carozzi
Quel pomeriggio, sentiva crescere in lui una profonda collera per la piega che la sua vita aveva preso, per la sua mancata ostinazione a perseguire le sue illusioni, i suoi desideri. Così, giunti alla sua fermata, lasciò che le porte del tram si aprissero lentamente, che l’autista si guardasse indietro e osservasse le porte richiudersi stancamente, sentendo in seguito quel tonfo finale che anticipava la ripartenza.
“Filippo, che fai?! Era la tua fermata” si disse tra sé e sé.
“Filippo, voglio vedere che succede se per una volta non segui il copione “ si ribadì stizzito. E in quel momento gli tornò alla mente Rachele che scendeva a Campanelle, che arrivava al capolinea e chissà poi dove andava.
“Forse se scendo per una volta a Campanelle potrò avere delle risposte. Forse.” Quello fu il primo di tanti viaggi inutili, la prima iniezione di una terapia che faceva bene all’anima.
Passò il resto del tragitto ad osservare strade, insegne ed ombre che non aveva mai conosciuto. La sua mente sembrava in preda ad una splendida frenesia, uno sfarfallio sottopelle che lo stava facendo sentire nuovamente vivo. Tra un’immagine e l’altra c’era Rachele, c’era la sua voglia a forma di U, i suoi capelli che sfioravano le spalle, c’era l’amore che improvviso era esploso e poi era stato strappato via da un destino beffardo. In quell’inutile tragitto, aveva perso almeno quindici minuti per arrivare al capolinea, osservare il tram invertire senso di marcia e ripartire verso l’acciaieria. Arrivato alla fermata giusta, risistemò lo zaino in spalla, s’alzò e scese.
Aprendo la borsa, si fissò un momento sul nome del campanello: Baldi F. Si era sentito sempre un po’ solo a leggere quell’unico cognome a lato della porta, come se alla sua esistenza fosse stata assegnata un’incondizionata solitudine.
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