Antefatto: ho sempre creduto nella valenza storico culturale del visitare i campisanti, quest’azione ci permette di collegare il presente al passato e quasi ci ridimensiona, mentre il tempo, di per sé, a volte nasconde le cose ed i ricordi, ma lascia briciole, sì tante briciole, che in un momento inaspettato riscopriamo. Ecco questo è successo per il Capitano Gabriele Monti di lui si è scovato in un cimitero prima un piccolo frammento della sua esistenza, poi piano piano con un’accurata e cocciuta ricerca se n’è ricostruita la storia.
Facciamo un viaggio nel tempo e vorrei così raccontarvi com’è stato ritrovato da noi denicesi l’alpino Monti Gabriele (dico da “noi” perché è stato un lavoro corale). Il 2 di novembre del 2019 visitando il cimitero di Acqui Terme, grande è stata la meraviglia di scoprire, grazie ad un’amica arguta, una lapide particolare su cui si legge: “Cap. Monti Gabriele nato a Denice morto in Polonia”. A quel punto ero affascinata e stupita al tempo stesso dal ritrovamento e la curiosità ha preso il sopravvento: “Chi era costui? Perché non ne avevo mai sentito raccontare? Come mai il suo nome non era iscritto sul monumento ai caduti?”. Iniziò così una vera e propria ricerca presso i più anziani del paese per scoprire chi fosse questo Capitano, ma purtroppo nessuno si ricordava granché, solo un decano rammentava d’aver sentito raccontare di una famiglia Monti che agli inizi del 1900 aveva una cascina in località Vallone a Denice. La ricerca continuò nell’archivio comunale dando piano piano i suoi frutti, si proseguì facendo un’indagine negli archivi militari, ma l’idea fissa era, oltre lo scavare nel passato, trovare i suoi discendenti per avere da loro notizie di prima mano e comprendere meglio la figura dell’alpino Monti Gabriele. Intanto dai dati dell’archivio del comune di Denice si viene a sapere, che la famiglia Monti proveniente da Bistagno risiedeva nel territorio di Denice fin dalla metà del 1700 e se ne andarono via definitivamente dal paese nel 1910, quando vendettero la loro cascina in località Vallone e dal quel momento dei Monti, si persero le tracce… o meglio le stesse rimasero nascoste. Tassello dopo tassello si riesce a ricostruire l’albero genealogico della famiglia, i loro acquisti terrieri e le vendite, le nascite, i morti ed i matrimoni ma l’idea fissa è sempre quella di trovarne i discendenti. Proviamo a lasciare noi delle briciole nel web, mettendo un post su Facebook in cui è pubblicata la foto della lapide, ma i risultati non arrivano… di discendenti non se ne ha ombra. In extrema ratio, ormai sconfortati dagli esiti negativi delle ricerche, si decide di mettere un appello sotto forma di lettera/cartello appiccicata alla lapide di Gabriele Monti nel cimitero di Acqui Terme. Ed il miracolo avviene: il pronipote del Capitano Monti trova il nostro appello sulla lapide, mi telefona ed iniziamo un fitto scambio d’informazioni e piano piano la storia del denicese Capitano degli Alpini Monti Gabriele prende forma, ci mettiamo in contatto con i pronipoti torinesi e le notizie arrivano e con loro anche le fotografie e pure gli aneddoti. Dopo indagini d’archivio, ricerche sul web e informazioni date dalla famiglia finalmente si può tracciare un’immagine a tutto tondo dell’alpino Monti.
Da tutto il materiale raccolto inizierei a tracciare una prima rappresentazione del giovane soldato il giorno della sua visita di leva: Gabriele Monti figlio di Giacomo e di Mignone Angela nato il 24 ottobre 1888 a Denice. Statura 1,68 – Torace 0,92 – Capelli colore nero – forma lisci – Occhi castani – Colorito roseo -Dentatura sana – Segni particolari —- – Arte e professione muratore – Se sa leggere Si – Se sa scrivere Si. Iscritto nel Comune di Denice, Mandamento di Roccaverano, Circondario di Acqui, Distretto di Alessandria.
La vita militare di Gabriele Monti inizia sotto i migliori auspici, sul foglio matricolare si legge: “Soldato di leva di 1° categoria” classe 1888 del Distretto di Alessandria, ma è posto in congedo illimitato il 20 luglio 1908. La notizia del suo congedo gli giunge presso il Regio Consolato di Tolone in Francia, possiamo presumere che il Monti fosse nell’area di Tolone per lavoro visto la sua qualifica di muratore e sapendo che agli inizi del 1900 molti piemontesi emigravano in Francia per lavoro. Il suo congedo dura pochi mesi ed è chiamato alle armi il 18 ottobre 1908 ed incorporato nel 1° Reggimento alpini – Battaglione Ceva il 22 ottobre 1908. Inizia così la sua folgorante carriera: già nel 1909 diventa Caporale, nello stesso anno è Caporal Maggiore, poi Sergente di Squadra. Nel frattempo inizia la Campagna di Guerra Italo – Turca 1911 – 1912 e l’alpino Monti Gabriele parte per la Tripolitania e Cirenaica col Battaglione Mondovì del 1° Reggimento Alpini. Nel 1912 diventa sergente Maggiore. Durante la Campagna di Guerra Italo – Turca 1911 – 1912 si guadagna l’Encomio con la seguente motivazione: “Prese parte all’assalto col lodevole slancio e coraggio” a Misurata in Tripolitania (ora Libia) l’8 luglio 1912, commutata in Croce di Guerra al Valor Militare. Altresì è decorato della medaglia commemorativa della Guerra Italo – Turca 1911 – 1912.
La sua vita militare scorre tranquilla sino al 1915 quando avviene lo scoppio della Grande Guerra, è mobilitato presso il Battaglione Mondovì del 1° Reggimento Alpini il 20 giugno 1915. Monti Gabriele è mandato come aspirante ufficiale di complemento nell’8° Reggimento alpini al fronte: nella zona della Carnia ed è incorporato nel Battaglione Gemona il 25 dicembre 1915. Ormai operativo nel pieno del Primo Conflitto Mondiale è promosso Sottotenente in servizio attivo permanente dal 1° febbraio 1916. È confermata la suddetta promozione a sottotenente in servizio attivo permanente il 1° maggio 1916 e diventa Tenente il 1° febbraio 1917. Intanto le battaglie della Grande Guerra per la conquista e perdita di pochi metri di arida montagna friulana continuano ed il Tenente Monti seguita a essere in prima linea e viene fatto prigioniero di guerra per il fatto d’armi di Tramonti di Sopra (Friuli, provincia di Pordenone) il 7 novembre 1917. La prima Guerra Mondiale finalmente è finita: il Tenente è rimpatriato in seguito all’armistizio e sbarcato ad Ancona 19 novembre 1918 ed è inviato nel centro di raccolta dei prigionieri restituiti dall’Austria a Senigallia il 20 novembre 1918.
Per la Campagna di Guerra 1915 – 1918 viene decorato della Croce di Guerra al valore militare con la seguente motivazione: “Il Comandante di Compagnia guidò con bello slancio il reparto all’attacco di forti posizioni nemiche. Sempre primo ove maggiore era il pericolo, fu in ogni circostanza esempio di coraggio e fermezza ai suoi subordinati. Pielungo (Prealpi Carniche Friuli) 5 novembre 1917”. Altresì è decorato della medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 e si autorizza d’apporre sul nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna 1915 – 1916 – 1917. Fu decorato della medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia per la Campagna di guerra 1915 – 1916 – 1917 e fu insignito della Croce al Merito di Guerra.
La vita militare continua, il 20 gennaio 1919 il Tenente degli alpini Monti Gabriele rientra dalla licenza speciale per raggiungere il deposito dell’8° Reggimento Alpini Udine.
Il 23 febbraio 1925 a Torino, Monti Gabriele sposa la bellissima ed affascinante pianista Giacinta Freda, la quale è la sorella del ben più noto Riccardo Freda, famoso regista e sceneggiatore dei primi film horror italiani, nonché regista dei film: “Aquila nera” anno 1946, “I miserabili” con protagonista Gino Cervi anno 1948, ecc…
La carriera militare prosegue e diventa Capitano del 1° Reggimento Alpini il 14 giugno 1923 e il 4 ottobre del 1925 è destinato al 12^ Reggimento Fanteria. Lo spostamento dal Regimento Alpini al Regimento di Fanteria può essere spiegato col desiderio di stare più vicino alla giovane moglie. Per questo periodo è decorato della Croce D’Oro per anzianità di servizio ed è insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine Equestre della Corona d’Italia, in considerazione di particolari benemerenze.
Intanto la Seconda Guerra Mondiale è nel pieno dello svolgimento e il 5 aprile 1942, il Capitano Monti è richiamato al servizio attivo per mobilitazione presso il comando del 63° Reggimento Fanteria a Vercelli. Siamo giunti all’8 settembre 1943, le truppe e i loro comandanti sono allo sbando, il capitano Monti e i suoi uomini si rifiutano di giurare fedeltà a Hittler e sono così rastrellati a Vercelli e catturati dai tedeschi l’11-09-1943. L’ufficiale è internato come un I.M.I., cioè Internati Militare Italiano, nello STALAG 327 di Przemyśl in Polonia l’11 settembre 1943 con il numero di Matricola: 627. Lo STALAG 327 fu uno dei più duri campi d’internamento, lì i militari ed in particolare gli ufficiali erano affamati e vessati dai tedeschi nella maniera più dura e cruda possibile perché consideravano gli italiani dei traditori. Intanto le truppe Russe si avvicinavano alla zona dello STALAG 327 di Przemyśl per liberare i prigionieri, allora i tedeschi decisero di spostare gli internati nel campo di Hammerstein. Il Capitano Monti Gabriele morirà lì ad Hammerstein sul fronte tedesco il 2 agosto 1944. Sulla sua scheda personale d’internato si legge Causa della morte: malattia. Possiamo ipotizzare, date le inumane condizioni di detenzione, sia deceduto per sfinimento, consunzione, tanto era dura la vita nel campo di concentramento STALAG 327. Ebbe la sua prima sepoltura in terra polacca e la sua sepoltura definitiva in Italia nel cimitero comunale di Acqui Terme.
Novembre 2020: L’amministrazione del Comune di Denice guidata dal dott. Fabio Lazzarino con piacere entusiasmo ha deciso di celebrare questo illustre figlio della sua terra con una pietra d’inciampo per celebrare il suo estremo sacrificio nello STALAG 327. La pietra d’inciampo è stata posta ai piedi del monumento dedicato ai caduti e la cerimonia celebrativa, della posa si sarebbe dovuta tenere, con tutti gli onori del caso, il giorno dedicato ai caduti di tutte le guerre, alla presenza di autorità militari, delle amministrazioni, delle varie associazioni di combattenti e soprattutto con i discendenti del capitano Monti Gabriele. Sfortunatamente le norme e restrizioni anti Covid 19 vigenti a novembre hanno impedito lo svolgere delle celebrazioni come i denicesi avrebbero voluto. L’amministrazione comunale, la comunità denicese ed i discendenti il dottor Garibaldi Elio e la dottoressa Cristina Monti, si ripromettono di commemorare come merita il Capitano Monti Gabriele in un futuro quanto mai vicino.
Parlando con i discendenti del Capitano Gabriele Monti si disegna di lui un ritratto quasi romantico, lo ricordano nei racconti dei loro nonni che ne tracciavano l’immagine di un uomo colto, gentile con fare a modo, che conosceva il bon ton a tavola e l’arte del discorso e soprattutto un galantuomo. È stato l’uomo, il figlio, il fratello, il marito, prima che il militare a lasciare un profondo segno nella famiglia Monti, fermo restando la loro profonda ammirazione per una vita passata nell’esercito e l’estremo sacrificio conclusosi nel campo d’internamento in Polonia. La famiglia Monti ha pagato un grande tributo nelle due Guerre Mondiali, nella prima ha perso un figlio, l’alpino Carlo Monti del 1° regimento Alpini disperso sull’Altopiano d’Asiago il14 novembre del 1917 e nella Seconda il Capitano Gabriele Monti in campo di concentramento, questi due grandi dolori hanno segnato la famiglia in modo indelebile.
La ricerca che è servita a ricostruire tassello dopo tassello la vita militare e privata di Monti Gabriele è stato un lavoro corale per cui voglio ringraziare:
- Pina Lazzarino è colei che mi ha mostrato la lapide in cimitero di Acqui ed ha avuto l’idea di mettere una lettera/cartello sulla lapide per cercare i parenti del Capitano.
- Maurizio Cagno si è dedicato alla ricerca degli atti sia nel comune di Denice sia presso gli uffici militari ad Alessandria e si è occupato delle trascrizioni degli atti.
- Il dott. Fabio Lazzarino si è impegnato nel reperimento del fascicolo militare a Roma.
- I pronipoti Garibaldi Elio e Monti Cristina che si sono prodigati con racconti di aneddoti e meravigliose fotografie d’epoca.
- L’assessore Giuseppe Mastorchio ha disegnato la pietra d’inciampo.
- E poi ci sono io, che ho vissuto con grande, entusiasmo questa ricerca quasi come una missione e mi sono dedicata all’assemblaggio del materiale.
- Ringrazio di cuore l’Amministrazione Comunale per la disponibilità ad aiutarmi nelle ricerche.
Autrice articolo: Maria Antonietta Doglio