La Fontana Benza e La Tagliata del Castello

di Doglio Maria Antonietta

La Fontana Benza e la Tagliata del Castello

 

Ogni paese ha luoghi a volte un po’ dimenticati, per Denice è il caso della “Fontana Benza” e della “Tagliata del Castello”.

“La Fontana Benza”

 

Il nome “Fontana Benza” è giunto fino a noi dai tempi antichi ed è legato ad una vera sorgente ora è riemersa dai rovi a far bella mostra di sé a pochi metri dal sentiero del Cai n. 572 della camminata dal suggestivo nome: Respiro del vento.

Questa fontana ha radici antiche, troviamo il suo nome scritto nel Catasto Comunale del 1629, nel registro degli eredi di Benente Cagnolo, il quale è proprietario di molte terre in varie parti del comune di Denice, e tra le altre possiede in località “alla Benza”: prato, orto, olmo. Questa sua proprietà è confinante con la via vicinale, la via Comunale, il Signor Bertola Biglia, Antonio Garbero, Bernardino Lazzarino, il Signor Guglielmo Rossello, gli eredi di Lazzarino di Lazzarino, la Cappella di San Carolo (ora chiamata Oratorio di San Sebastiano), la “Retana” (ora rio Pisciollo) e l’andito alla fontana Benza ossia il passaggio o sentiero che porta alla fontana.

Non sappiamo con precisione quando sia stata realizzata la fonte, ma sicuramente la sua costruzione risale all’antichità. Nelle ricerche fatte troviamo il nome proprio “Bencio” in un atto del 1210, in cui i 43 capi di casa giurano fedeltà al marchese di Ponzone nella sala del castello, va da sé che il popolo abbia usato il nome del proprietario per identificare l’appezzamento e usato al femminile il nome proprio per definire la fontana.

La fonte è protetta dalla pioggia e dal pericolo d’incaute cadute da una bella struttura in pietra con la volta a botte, e l’acqua è ancora presente al suo interno.

I denicesi più anziani si ricordano che sino alla seconda metà del 1900 le donne del paese andavano a lavare a questa fonte che era munita della pietra che faceva da lavello.

 

“La tagliata del Castello”

 

Partendo “d’an sla porta” del paese di Denice, scendendo una piccola scaletta e girando a destra  ci troviamo a percorrere “la Tagliata del Castello”, che ora è riapparso come una bella mulattiera nella boscaglia e si distende parallelamente al concentrico di Denice guardando la vallata dal lato nord-est fino a raggiungere regione Poggio.

In dialetto locale questo sentiero è detto “All’Artagliò”, nei documenti ufficiali a partire dal 1629 ad oggi è italianizzato in “La Tagliata”.

Dal Medioevo fino a noi questo nome è giunto come una normale consuetudine, perdendo però il suo reale significato difensivo.

La Tagliata era nel medioevo uno scavo asciutto, che andava a tracciare un fossato a difensa del castello. Era fatto costruire dal castellano per cercare d’impedire ai nemici la risalita della collina con mezzi rotati. La tecnica di guerra era semplice: s’interrompeva il terreno con un taglio parallelo alle mura di cinta[i] del paese, fermando così la corsa veloce dei nemici muniti di mezzi trainati da bovini o equini e carichi di vettovaglie che potevano giungere da Montechiaro. Se in tempo di guerriglie e schermaglie aveva una sua utilità difensiva, in tempo di pace “La Tagliata” era sfruttata dai contadini del posto per recarsi nei campi a piedi o a far legna (perché il tracciato taglia in due la zona boschiva adiacente il concentrico) o per gli abitanti delle campagne come stretto, ma veloce sentiero da percorrere solo a piedi per raggiungere il paese e la parrocchia. Sul finire del 1900 e primi anni 2000 gli alberi e i rovi hanno preso il sopravvento sull’antico tracciato, mentre oggi è finalmente ripercorribile.

 SHAPE  * MERGEFORMAT

 


[i] A Denice le case stesse fanno da muro di cinta o fortificazione, creando un vero e proprio “Cassero” o “Castrum” questo termine è stato utilizzato fin dal basso medioevo per indicare un luogo fortificato, o anche un abitato con fortificazioni, da non confondersi con il castrum romano.

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