Sono le diciotto e trenta di un giorno un po’ nuvoloso, a giugno, davanti alla Pieve di Montechiaro d’Acqui, chiodo fisso: quel che rimane del più antico edificio religioso della Vallebormida, due muri da conservare, una storia da raccontare. Una panchina, quattro passi a piedi:
Tutti ti conoscono come sindaco di Montechiaro ( per quarant’anni ), Presidente della Comunità Montana Suol d’Aleramo, ma soprattutto poeta. Come nasce in te la poesia?
La poesia nasce col bambino, nasce orale , basti pensare alla cantilena della mamma che vuole addormentare il suo piccolo. È ciarabute’ e scarabuce’, il balbettare per imitazione e scarabocchiare per visualizzazione, nel bambino queste sono attività assolutamente naturali, scaturiscono dal suo animo spontaneamente. Vengono spontanei i giochi di parole, quasi balbettati, le onomatopee …tutto orale perché la puisia l’è prima dicia che scricia.
Ovvero? Spiega meglio….
La poesia nasce dalla vita, dagli incontri, dai viaggi. Fu epico il viaggio che feci da ragazzo in Grecia, col mio amico Angelo, grande ispiratore di versi, talvolta goliardici e irriverenti. Qui incontrai anche poeti, oltre che uomini e donne indimenticabili. Le conoscenze, gli incontri casuali, hanno favorito un divertimento, un ritmo interiore, lo sgorgare spontaneo di versi, che solo più tardi, nel loro contesto naturale, diventarono narrazione di un territorio.
Quali poeti hai maggiormente letto ed amato, tanto da poterti ispirare?
La lettura dei classici greci, senza dubbio, mi ha insegnato un certo respiro, un certo passo che sento mio. Poi Dante, tra i grandi, e Saba e Montale. I miei amici triestini mi hanno paragonato a Carlo Michelstaedter
Mentre io adoro Trilussa e Andrea Zanzotto, amico di Pasolini. Ebbi modo di assistere ad una serata con Pasolini, a Roma, una sera in un piccolo teatro vicino alla piazza dedicata a Giordano Bruno.
E la poesia dialettale?
Nel narrare versi in dialetto ho scoperto che la poesia è già lì, nelle cose, nelle persone, nei modi di dire.
Poesia è emozionarsi ed emozionare. Forse citare alcuni personaggi nelle tiritere è riconoscere loro un ruolo archetipico, quasi universale: il commerciante di bestiame, il contadino ironico e stralunato, la bela rizulera…. Un tempo contadino non ben definito, le storie, i detti e strambotti, le canzonature, i modi di dire, sgorgano spontanei e confluiscono in un ritmo personale e coinvolgente.
Scriverle?
No, per ora no. Magari registrarle.
Niente pubblicazioni allora?
La poesia nasce orale e orale deve rimanere.
E la chiacchierata prosegue, su tanti altri argomenti, senza sentire mai la noia.