Passeggiata a Turpino, 2 dicembre 2023

Di Liliana Scaletta

di Marina Levo

Percorro a piedi l’ultimo tratto di strada ferito dai denti di una ruspa. Mi addentro nel ” bronzage” turpinese dove i castagni e roveri si intrecciano e protendono le loro braccia ramate verso un cielo limpido e cristallino. Alcuni ciuffi di felci dorate sorreggono trine leggere e argentate nate dal lavoro unisono dei ragni e della brina. I bordi della strada sono punteggiati quasi ininterrottamente da ciuffi di erba ancora verdi carichi di umidità della recente pioggia, che risaltano sul manto di foglie lobate dei roveri dai toni caldi che virano dal marrone all’oro. Cammino a passi lenti e corti non per stanchezza, ma per assaporare il più a lungo possibile la bellezza del paesaggio del tardo autunno. L’ orizzonte
è compreso e sorvegliato da due sentinelle speciali: il bricco di Montecastello che come un panettone boscoso, visto da questa angolazione, sovrasta la piana sottostante, e dal bricco di Montechiaro Alto che al pari di un presepe a forma conica occhieggia la parte più lontana dell’orizzonte frastagliata dal gruppo innevato del Monte Rosa. Quasi quasi si potrebbe scambiare per un lungo banco di nuvole appena adombrato da un velo sottile di foschia. Ancora una curva, poi in pieno sole percorro gli ultimi metri prima di Ca de Scaletta. Arrivo al cancello, mi fermo, aspetto un attimo prima di varcarlo, non so se aspetto che qualcuno mi dia il permesso di entrare o solo per ascoltare quello che mi sussurra il silenzio. Attraverso il lungo cortile e il campanile a pochi metri da dove sono batte mestosamente
2 rintocchi…. Ci sei? Io ci sono….

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