Storie di Resistenza

di Marina Levo

Don Virginio Icardi, parroco di Squaneto

….” il movimento Partigiano nell’acquese si sviluppò quasi esclusivamente attraverso le formazioni garibaldine e gielle. Di poco rilievo furono la consistenza numerica e le operazioni di altri gruppi. Operò per alcuni mesi, dall’agosto al dicembre 1944, una banda autonoma situata tra l’alta Valle Erro e la Val Bormida di Spigno. Quel don Virginio Icardi, nativo di Cassinelle, che nell’agosto aveva collaborato con esito positivo per lo scambio tra gli ingegneri tedeschi della Todt, catturati al ponte di Guadobono, e gli ostaggi presi tra la popolazione civile a Malvicino, decise immediatamente dopo tale vicenda di lasciare l’abito sacerdotale e passare alla lotta armata. Così scrisse don Icardi al Vescovo dell’Omo in una lettera-confessione:
《Questa decisione di passare alla Lotta aperta è stata da me presa in seguito alla vigliaccheria dei tre ingegneri tedeschi da me liberati. Uno di questi, e precisamente l’ingegnere-capo, dopo avermi promesso e giurato che nulla avrebbe rivelato, in testa a centinaia di tedeschi è entrato in Santa Giulia. Ciò che è stato compiuto in quel paese sorpassa ogni delinquenza…Da quel momento decisi con tutti i mezzi di passare all’azione; solo così potevo riparare il danno che avevo recato a patrioti e famiglie》.
Il suo nome di battaglia fu <Italicus>, come pure quello della sua banda che fu autonoma da qualsiasi tipo di formazione. <Italicus> stava ad indicare l’ideale principale che muoveva questo gruppo: l’amore per la patria. Scrisse ancora Icardi:
《La Patria che mi vide nascere, che pensò alla mia formazione, che sostenta la mia vita, la Patria che racchiude fra le sue zolle le tombe dei miei cari, ed un giorno le mie spoglie, la Patria che imparai ad amare sin da piccino e che dopo Dio forma il primo pensiero, è la fiamma che muove ogni mia azione. Dare tutto me stesso per la sua indipendenza e per la sua grandezza, ecco lo scopo》.
Da Squaneto, dove era parroco, con una decina di giovani portò alcuni attacchi ai treni che transitavano per Spigno, sulla linea Acqui-Savona. Questi fatti ben presto richiamarono l’intervento del Vescovo che il 13 ottobre lo sospese -a divinis-, limitandone le funzioni sacerdotali…
Rispetto alla collocazione politica della sua banda, <Italicus> assunse atteggiamenti contraddittori…Il 17 ottobre, dopo il provvedimento vescovile, si rivolse agli autonomi di <Mauri>, nelle Langhe, ma ne venne respinto…Diceva di lui don Boido, nome di battaglia <Alpe> :《…Il suo animo generoso e la sua profonda fede antifascista, lo portarono ad essere tra i primi nell’intraprendere la via della lotta antifascista. Don Icardi era in buonissima fede: parte dei suoi uomini invece di notte e a sua insaputa, razziavano e molestavano la popolazione. Egli aveva moltissimo coraggio; era, ad esempio, andato all’assalto del forte del Giovo, occupato dai nazifascisti, a colpi di bombe a mano. Qualche volte veniva da me a Piancastagna: non mangiava, era nervosissimo e vedeva nemici da tutte le parti》…
L’esperienza patriottica di <Italicus> si interruppe tragicamente il 3 dicembre 1944: fu ucciso a Pareto con tre colpi di pistola, per mano quasi sicuramente di alcuni suoi uomini…
(Dal libro il “movimento di liberazione nell’acquese” di Piero Moretti e Claudia Siri). — sofferente.

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