Il rapimento di Vittorio Vallarino Gancia.

di Marina Levo

StampaSera 05/06/1975

UN ESTRATTO DELL’ARTICOLO USCITO LA SERA STESSA DEL CONFLITTO A FUOCO IN CUI TROVARONO LA MORTE GIOVANNI D’ALFONSO E MARGHERITA CAGOL. DUE TERRORISTI SI DIEDERO ALLA MACCHIA. 

Il conflitto a fuoco vicino aduna cascina isolata nella frazione di Arzello – Uccisa una giovane feriti gravemente un tenente, un maresciallo e un appuntato – Due rapitori rompono l’accerchiamento e fuggono nei boschi – L’industriale di Canelli è in buone condizioni – Conflitto a fuoco vicino aduna cascina isolata nella frazione di Arzello – Uccisa una giovane feriti gravemente un tenente, un maresciallo e un appuntato – Due rapitori rompono l’accerchiamento e fuggono nei boschi – L’industriale di Canelli è in buone condizioni Bombe a mano e raffiche di mitra – Vallarino Gancia nella cella ricavata nei sotterranei del cascinale. Al termine del conflitto, ha potuto raggiungere la tenenza dei carabinieri, ad Acqui, da dove ha fatto la prima telefonata alla famiglia.

L’aspetto fisico di Vallarino Gancia è soddisfacente, solo un lieve stato di tensione emotiva tradisce la terribile esperienza vissuta in questo ultime ore. Come è noto, Vittorio Vallarino Gancia era stato sequestrato ieri pomeriggio, alle 15,30, nei pressi della sua villa da quattro banditi. «Ho intuito quanto mi stava accadendo. — dice in un primo, rapido commento—.” Mi sono chiuso nell’auto, ho cercato di opporre resistenza, ma i banditi hanno, rotto con un colpo dì martello il finestrino della macchina, hanno spalancato le portiere e mi hanno trascinato fuori caricandomi su un furgone. Da allora ricordo ben poco, ho viaggiato per molto tempo, sballottato sul furgone “. Indubbiamente da Canelli ad Acqui la distanza non è molta, circa 20 km. Si tratta di vedere quale strada hanno preso i banditi, poiché il ritrovamento dell’autovettura è avvenuta sulla strada Canelli Nizza Monferrato. Non si esclude che i banditi in fuga siano passati dal colle del Cremolino, lungo la statale per Acqui-Ovada Genova e di qui abbiano raggiunto l’Acquese. Altra possibilità: che abbiano percorso la strada provinciale della Bogliona, raggiungendo Terzo d’Acqui. Terzo itinerario: una strada molto più tranquilla, la strada del Cassinasco che scende a Bubbio. Il carabiniere in gravi condizioni è già stato trasportato all’ospedale civile di Alessandria. Ferito anche il comandante la stazione dei- carabinieri di Acqui, il maresciallo Rosàrio Cattafi , 48 anni, padre di quattro figli. . Del gruppo faceva parte anche il carabiniere Stefano Regina, 26 anni, che era rimasto sulla « Giulia » e ohe è corso a dare l’allarme alla-tenenza dei carabinieri di Acqui Terme. I tre carabinieri si sono buttati a terra cercando riparo dietro l’auto e alcuni alberi. Nel rustico c’erano tre persone: due uomini, robusti, e una donna. Gli uomini riusciranno ad abbandonare la casa. Nel corso della sparatoria la donna è stata colpita mortalmente. I due uomini si sono allontanati lasciandola sul pavimento e rifugiandosi nei boschi che circondano il cascinale ai piedi dell’Appennino ligure-piemontese. Nel corso del conflitto, a fuoco sono rimasti feriti in modo grave il tenente Umberto Rocca, padre di due figli, comandante la stazione della tenenza di Acqui Terme: è stato raggiunto da alcuni colpi al braccio sinistro e colpito, pare in modo, grave, ad un occhio. Ancora più serie le condizioni sposato e padre di due figli, il quale è in condizioni disperate . Vittorio Vallarino Gancia, è stato liberato poco prima di mezzogiorno dopo un conflitto a fuoco fra i suoi rapitori e le forze dell’ordine nelle campagne dell’Acquese. Una pattuglia a bordo di una « Giulia » si era recata in mattinata a perlustrare alcuni cascinali abbandonati. In località Arzello di Melazzo , a 7-8 chilometri da Acqui Terme, la «Giulia».si è fermata nei pressi di un rustico. Dall’auto è sceso il comandante della tenenza dei carabinieri di Acqui Terme, Umberto Rocca, 34 anni, il maresciallo comandante la stazione dei carabinieri di Acqui, Rosario Cattafi e l’appuntato Giovanni D’Alfonso, di 45 anni. Non appena i tre hanno -cercato di avvicinarsi alla cascina, da una finestra è stata lanciata una bomba a mano che è esplosa sull’aia. E’ incominciato un conflitto a fuoco. Dal casolare alle 13.,10 telefoniamo ai carabinieri di Acqui. « Pronto, i carabinieri? ». « No, sono Vittorio Gancia. Mi hanno appena liberato »» « Come è andata? ». « Un conflitto a fuoco, una vera battaglia durata un’ora e mezzo. Sentivo sparare e non potevo fare niente, ero chiuso in una cella ». « Ha avuto paura? » « Certo, ma devo solo fare un grande elogio ed esprimere la mia stima per l’operato dei carabinieri. « Dov’era la sua prigione? ». « In una cascina, presso Acqui Terme, i particolari àncora non sono in grado di fissarli in mente ”Come è avvenuto il suo. rapimento? ». «Mi hanno bloccato nella strada quasi davanti a casa, con la scusa che erano telefonisti. Non ho fatto a tempo a reagire: pochi secondi e ho capito di essere intrappolato. Tre, armi in pugno, mi sono piombati nell’auto. Dovevano essere cinque o sei in tutto..Mi hanno dato un colpo in testa, un pugno molto forte, ma non sono svenuto ». « E poi dove l’hanno portata? ». « Non so, abbiamo cambiato auto, abbiamo girato per un’ora o.forse più. Sono stato bendato e infine condotto nella cella in una cascina. Dove ho passato la notte ». « E stamane che cosa è avveduto? ».
Una vera battaglia. Ho saputo dopo che erano i carabinieri, accorsi a liberarmi. Non so come abbiano fatto ad arrivare subito fino al nascondiglio. Sono stati bravissimi ». « E adesso? ». « Sono stanco, sono felice. E’ stato un incubo, ma è durato poco e si è risolto bene ».

 

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