La leggenda raccontata nelle Novelle di Matteo Bandello narra che l’Imperatore tedesco Ottone Secondo “… aveva una gentilissima figliuola … che Adelasia si chiamava. Era in corte al servigio di questo … uno dei Ggiuoli del Duca di Sassonia nomato Aleramo, giovine molto bello a ne le lettere assai ben instrutto …”. Adelasia si innamorò di lui, essendosi distinto durante una caccia; ma “Ella era fanciulletta ed Aleramo ancora non passava vent’anni ….”, oltre ad essere consanguinei in quanto entrambi discendenti dalla Casa di Sassonia; intanto l’Imperatore aveva promessa sposa Adelasia al potente re d’Ongaria. Quindi, non potendo rinunciare uno all’altra, i due amanti decisero di fuggire. Derubati durante il viaggio “… furono astretti andar mendicando … e andarono per le Langhe tra Aste e Savona, ove il povero Aleramo si mise a tagliar de le legna – ché ivi erano foreste grandissime – e far del carbone …”, vivendo in una grotta sull’Appennino Ligure, all’interno dell’area boscata nei pressi di Montenotte (SV) ora denominata la Rocca di Adelasia. Anni dopo, di stanza a Savona, Ottone Secondo conobbe il loro primogenito Guglielmo, ormai ragazzino, e grazie a lui pote incontrare e perdonare la figlia e il genero. Eretti al rango di marchesi, i nipoti divennero signori di gran parte del Basso Piemonte e da loro discesero le stirpi dei Marchesi del Monferrato, del Carretto e del Vasto. La leggenda ripresa negli scritti del frate domenicano Jacopo d’Acqui narra poi che al prode Aleramo fu concesso, dopo il perdono ottenuto dall’Imperatore, il territorio che sarebbe riuscito ad attraversare cavalcando per tre giorni e tre notti; nacque così la Marca Aleramica.
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