Quattro e più chiacchiere con Gian Franco Ferraris

di Marina Levo

 

 

 

Gian Franco Ferraris è IL SEGRETARIO COMUNALE , oltre che la rappresentazione vivente di una certa sinistra acquese , da lui vissuta ed interpretata con passione in questi ultimi cinquant’anni. Uno spirito libero,  in procinto di iniziare il suo ultimo semestre di lavoro  in molteplici  Comuni della Provincia di Alessandria e di sorveglianza attiva  sul buon funzionamento dell’Unione Montana Suol d’Aleramo.

È quasi d’obbligo chiederti con precisione quanti sono i Comuni con i quali collabori in questo periodo. Perché non si trovano segretari comunali?

Più che collaborare, lavoro come uno schiavo. I comuni “buoni” li prendono gli altri e quelli difficoltosi rimangono a me. Sono in tutto una ventina, otto in convenzione e gli altri a scavalco o a chiamata, un delirio. Quella dei segretari è una follia tutta italiana, ci sono circa  ottomila comuni in Italia,  nel 1985 eravamo cinquemila  segretari e dicevano che eravamo sotto organico e ora saremo poco più di duemila di cui un terzo sono in fase di pre pensionamento. Vengono indetti dei  concorsi,  ma non si vede nessuno da dieci anni, ora ne arriveranno forse seicento. Pensavo che questo ruolo sarebbe sparito, al contrario ancora oggi è indispensabile normativamente per ogni riunione in un Comune. Dopo l’Unita d’ Italia i segretari comunali  erano i garanti dello Stato , al tempo del fascismo erano controllori, nel tempo siamo diventati dei collaboratori dei sindaci, subendo in modo macroscopico le incongruenze dello Stato italiano in materia di Pubblica Amministrazione. L’opinione pubblica di solito se la prende con il travet, ma in realtà la prima riforma da fare riguarda la dirigenza della pubblica  amministrazione.  In diversi  paesi europei ci sono scuole di alta preparazione professionale, in Italia i segretari comunali  vengono scelti in modo probabilmente clientelare e i risultato è una PA che fa acqua da tutte le parti, nonostante molti semplici impiegati che fanno dei veri e propri miracoli. Nei concorsi vige il sistema del test a risposta multipla, da alcuni osannato, ma che mi  lascia alquanto perplesso. Gli ultimi segretari arrivati in questo Piemonte fuori mano, dieci anni fa, sono poi ovviamente tornati a casa. Gli albi regionali determinano gli organici e quelli piemontesi sono in cronica sofferenza.

Per un lungo periodo sei stato segretario della Comunità Montana Suol d’Aleramo, ne hai seguito la crescita e anche lo smantellamento. Ti è parsa una misura opportuna nel contesto di quel periodo?

Il vero capolavoro della mia vita è stata la chiusura della Comunità Montana Suol d’Aleramo senza danno per i Comuni, visto che, a conti fatti,  c’erano circa  centomila mila euro di avanzo ed ho scongiurato perdite economiche agli enti. L’altra Comunità Montana  della Provincia di Alessandria  è ancora in alto mare, in mezzo a problemi di ogni sorta . Ho avuto un piccolo trauma da questa vicenda, ho acquistato  almeno venti chili in quegli anni, perché ingenuamente vedevo la Comunità Montana  come una famiglia ma, nel momento dello scioglimento regionale,  ho visto gli aspetti peggiori dell’umanità. Un esempio per tutti: erano state comprate delle turbine  per ogni Comune ma ,  dopo la chiusura,  otto su trenta  erano state rubate e non c’erano denunce per il furto. I sindaci si sono” balcanizzati “ come nella Jugoslavia del dopo Tito. Mancava assolutamente la consapevolezza della situazione e della strategia economica della Regione Piemonte, che smantellando le Comunità Montane , intendeva risparmiare risorse e coprire le falle del bilancio regionale. La differenza sostanziale tra Comunità Montane ed Unioni di Comuni  è che le prime erano finanziate da leggi dello Stato e regionali, e le seconde vivono invece di fatto sulle risorse dei Comuni.

La questione del personale dell’Unione,  circa venticinque  dipendenti, mi ha preoccupato moltissimo:  sembravano diventati un peso e pareva impossibile collocarli altrove, quando erano per la maggior parte impiegati preparati  e lavoratori. La mia preoccupazione era forse eccessiva, perché in realtà gli statali hanno il privilegio della tutela del lavoro, ma all’epoca sembrava di vivere in un incubo. Un aspetto alquanto desolante di questa vicenda sono state le numerose denunce anonime mandate in Procura, anonime ma di fatto sottoscritte da persone che non cercavano un atto di giustizia, ma una rivalsa sempre discutibile. Alcuni soggetti e protagonisti  sparavano sulla diligenza come nei peggiori film western. In quel periodo di profonda solitudine personale, ho avuto la fortuna di incontrare  il commissario Paolo  Caviglia, che è stato intelligente e misurato, paziente con tutte le parti in causa ed ha compiuto un capolavoro nella suddivisione dei beni costruiti dalla Comunità Montana.

Le Comunità Montane erano ritenute fonte di spreco di denaro pubblico, in realtà nel nostro Basso  Appennino, avevano un ruolo di difesa del territorio e di collante umano  per molte  iniziative. Di certo erano utili e se ne avverte la mancanza, perché il territorio ha anche perso peso politico, quasi totalmente. In materia di  raccolta di rifiuti,   la Comunità Montana aveva quote in  maggioranza  relativa negli ambiti e avrebbe potuto dare un’impronta al meccanismo e tutelare maggiormente i cittadini. La legge che le ha abolite era insensata, priva di ogni buon senso e denota una notevole confusione,  diffusa nella dirigenza regionale.

È curioso come sono diventato segretario della Comunità Montana,  contro la mia volontà, perché facevo il fortunato segretario a Capriata d’Orba, comune assai solido e ricco, a Strevi dove c’era il sindaco squisito, Benazzo, a San Cristoforo e facevo il sindaco a Rivalta Bormida. Un pomeriggio venne Giampiero Nani a parlarmi e a chiedermi di fare il segretario, tra poesie e aneddoti vari.  Gli risposi: “ Assolutamente no”  e dopo un po’ mi trovai a fare il segretario perché mi aveva nominato a mia insaputa e la segretaria mi chiamò , dicendomi che dovevo presentarmi per evitare il commissariamento.  Mi presentai adirato,  con un diavolo per capello, deciso ad andarmene, ma Nani mi blandi’ ed ebbe anche un ruolo importante Giovanni Vacca, padre dell’attuale sindaco di Morbello . Giampiero Nani era amico di mio padre e  era amico di Andrea  Mignone ( sindaco di Ponzone e consigliere regionale in seguito) e del nonno di Andrea Bava, ( ex sindaco di Pareto)  poi Masoero  ( (ancora sindaco a Cavatore) … .quasi una famiglia…Nani era sempre calmo, c’erano molti fondi e non mancavano le idee.

Giampiero  Nani era già amico di tuo padre?

Ho conosciuto Nani la prima volta a vent’anni. Mio padre era un contadino e cadde dal trattore, si fratturò le costole ed ebbe problemi piuttosto seri. Nani lavorava all’Inail e dovetti portargli le cartelle dell’infortunio a Montechiaro. Arrivai   a Montechiaro e chiesi di Giampiero Nani e  mi indicarono uno che stava a cavallo, ma aveva le gambe così lunghe che toccavano terra. Era una scena comica. Gli diedi le cartelle cliniche. Per mesi a mio padre non arrivavano i rimborsi dell’ infortunio. Mia madre diceva che non potevo fidarmi di lui, ma dopo qualche mese fu sconfessata e  tutto andò per il meglio. Mia madre mi diceva : “ Lavori con Nani? Ma cercati un impiego serio” . Mia madre  pensava di avere un figlio intelligente, ma che si perdeva per le strade del mondo. Quando feci il segretario comunale mi disse : “ Ti accontenti “.

Hai seguito gli amministratori locali per quattro decenni. Parlaci un po’ di loro. Come sono cambiati nel tempo e come è cambiato questo territorio.

Questa mia storia è la storia di un fallimento: nella realtà lavoro nell’acquese da ventisei  anni, prima ero nel Novese. Però alla fine degli anni Settanta  scrissi  una tesi di laurea  sulla ricostruzione post bellica su questo territorio ed era in nuce il destino marginale di questo angolo di Piemonte, anche se all’epoca c’erano più persone e molti giovani. Ora che sto per accomiatarmi dal lavoro,  mi chiedo quale casualità mi ha riportato in un territorio il  cui il destino era già segnato ed era come se lo sapessi. Mi sono  legato a questi posti, in fondo ero un provinciale, anche se mi  ritengo un uomo fortunato.

Leggendo i documenti della camera di commercio su questa zona, emergeva che i contadini della zona erano gran lavoratori, ma la loro economia era di vicinato. L’uva di questi territori era come quella dell’albese, ma non erano buoni vinificatori. Negli anni Cinquanta  sono nate le cantine sociali, prima i produttori erano nelle mani dei mediatori. Negli anni Sessanta  i contadini vendevano l’uva ad Alba e compravano il vino di scarsa qualità dai commercianti. Il declino di questi paesi e stato in realtà il declino di Acqui. Quest’estate ho sentito il sindaco di Spigno, Antonio Visconti, che in una conferenza raccontava dell’importanza delle ferrovie per l’economia della valle. La ferrovia in Vallebormida fu voluta da Giuseppe Saracco, Ministro del Regno, Presidente della Provincia di Alessandria e sindaco di Acqui Terme. Saracco  era legato alla comunità ebraica di Acqui, che ebbe un ruolo molto importante per la crescita culturale e commerciale della città nella seconda metà dell’Ottocento.   Ma già nei primi decenni del Novecento diverse famiglie ebraiche acquesi  si erano trasferiti e non a caso l’Acqui fiorente è andata in crisi dopo la Shoah  . Dopo il 1949, dopo una serie di manovre infelici, è iniziato il lungo declino di cui non si vede ancora l’uscita.

E le Terme di Acqui?

La fine ingloriosa delle Terme. Uno spreco di risorse pubbliche mai visto in un Nord fuori mano. Il Presidente della Regione  Ghigo disse al Presidente della Repubblica  Ciampi:”  Faremo  di Acqui Terme la Las Vegas del Piemonte”.

Chi gli succedette  fece peggio e ci ritroviamo in questi anni  con le Terme autodistrutte. Il patrimonio immobiliare delle Terme di Acqui era enorme ma  erano in perdita economica  da tempo e chiunque che si intendesse di turismo sapeva che potevano essere date in locazione ad una catena alberghiera ed invece c’è stato lo stillicidio della vendita.

La ricchezza di Acqui Terme  sono le acque bollenti, in qualsiasi altra parte del mondo sarebbero state costruite almeno delle piscine all’aperto, sarebbero una risorsa unica… invece l’acqua è stata tombata e nascosta all’utilizzo dei potenziali clienti.

Nel nostro territorio se abbiamo delle bellezze e delle risorse, le nascondiamo.

 

Il territorio è in declino, c’è stata una generazione di amministratori che , come me, si sentivano bravi  ( e forse lo erano ndr) ma alla fine non abbiamo cambiato le sorti di questi luoghi.

Quando ero sindaco io, c’era un buon clima, eravamo tutti amici, facevamo delle cose insieme….

La Salvini, sindaco di Castelnuovo Bormida, Celestino Icardi, di Ricaldone, Facelli, Viola, Mignone, Masoero, Vacca padre, Garbarino di Merana, Minetti di Pareto, Mastorchio. ….Nani…  Morena padre,   di Cartosio…per non dimenticare Campazzo di Morbello, Roberto Gotta di Cassine, il vecchio sindaco di Alice, Cossa di Strevi….

Negli anni della chiusura della Comunità Montana  quel mondo sembrò finire… siamo arrivati al punto che un segretario ha modellato una Unione sulle sue esigenze, è un paradosso.

Ora c’è una nuova generazione di sindaci, in fondo meno ambiziosa, anche perché trent’anni fa i Comuni gestivano tutti i servizi industriali o economici, mentre ora,da vent’anni,  faticano a sopravvivere e fornire i servizi essenziali ai cittadini. I servizi economici sono passati alle società come Amag o Econet con le quali i Comuni hanno  un rapporto quasi di sudditanza. Negli anni 2000 è stata fatta la legge Galli ed è stato costituito l’ Ambito Provinciale  per gestire acquedotti e fognature, solo che prima ogni anno i comuni facevano un pezzo di lavoro, dopo le Società si occupano di tutto meno che dare servizi a queste zone marginali.E pensare che per legge il tre per cento dei proventi delle acque pubbliche deve essere trasferito alle Unioni montane per contrastare il dissesto idrogeologico.

Sei stato candidato sindaco per il Pd ad Acqui Terme 15 anni fa.  Cosa ricordi di quel periodo?

Qualche rammarico?

Per fortuna ( in fondo sono un uomo fortunato) quando ricordo questa esperienza, piuttosto triste per me, anche perché ho perso (e sono una persona piuttosto competitiva) , medito non tanto sugli aspetti dolorosi, ma ripenso ai miei errori. Mia madre in quell’epoca mi disse: “ Mentre i tuoi amici pensano alla carriera, tu andrai a fare il candidato ad Acqui, perché ti piace farti dare le steccate come le palle da biliardo”.
In realtà Agostino Gatti  fu l’unico che,mesi prima,  mi disse che si poteva fare un accordo con Danilo Rapetti, che avrei potuto fare il vicesindaco e poi casomai sostituirlo, oppure potevo fare il segretario ad Acqui.  Io  gli risposi che il piano era razionale,  ma se avessi fatto queste scelte avrei spaccato la sinistra acquese e questo non era nella mia indole.

Gatti replicò che ero un pazzo, che avrei perso e mi sarei accollato la responsabilità di questa debacle. E così fu. Il buon Agostino fu profeta,  anche in questo caso. Il mio punto debole fu ben  individuato in seguito da Ezio Cavallero, mio compagno di studi e amico di gioventù, ad un festival dell’Unita in Alessandria mi disse: “ Gli altri pensano che sei furbo, tu ti ritieni intelligente, ma in realtà non sei né uno né l’altro perché dai retta agli stolti”. Ezio aveva ragione, io ero e resto un presuntuoso, però riconosco i miei errori: sono rimasto come una balena spiaggiata sulle rive melmose della Bormida invece che lanciare un serio progetto di cambiamento della città di cui Acqui.

Di fatto non ho rammarico, solo mi rattrista passeggiare per la zona Bagni e pensare che avremmo potuto fare qualcosa di meglio. La mia idea di rendere visibile e fruibile esternamente l’acqua termale, a mio avviso andrebbe ripescata per il bene collettivo.

Non solo Amarcord. L’Unione Montana ha sostituito la Comunità Montana Suol d’Aleramo e tu ne segui quotidianamente i problemi, ma qualche soddisfazione?

Io penso che nonostante tutte le difficoltà ben note, in questo territorio si vive meglio che altrove.Le persone anziane restano attive a lungo, i bambini crescono in serenità rispetto alle metropoli, è una vita tranquilla. Ognuno di noi è una persona, quando non un personaggio,  ed è molto più salutare che vivere nell’anonimato delle città. Ho anche pensato di proporre nell’organigramma dell’Unione Montana un assessore all’amicizia, per curare maggiormente l’aspetto solidale del rapporto tra le persone.
Il problema principale, da sempre,  è quello del lavoro e qui varrebbe la pena fare scelte razionali. Se pensiamo allo spopolamento degli anni Sessanta , quando c’era la corsa alle periferie delle città in cerca di lavoro, sarebbe stato più lungimirante migliorare i trasporti. Noi viviamo in equidistanza alle città del triangolo industriale, oggi più di ieri sarebbe possibile vivere qui, lavorare da casa e questo  migliorerebbe la qualità della vita delle persone. L’ indotto dei porti della Liguria trova nella Vallebormida un naturale sfogo, anche se sono decenni che sentiamo parlare di progetti di collegamenti mai realizzati.

  E già che ci sei, faresti qualche previsione per il 2022 appena iniziato?

Ti suggerisco due argomenti: l’elezione del Presidente della Repubblica e le amministrative ….

In questi giorni Massimo D’Alema,  in una telefonata di auguri agli esponenti di Articolo Uno,  ha creato mille polemiche purché ha detto che si poteva tornare nel Pd,   ormai guarito da solo dalla malattia del Renzismo. Ma nessuno ha commentato l’affermazione più importante di D’Alema nella telefonata, ovvero ha detto che un premier che si autoelegge Presidente della Repubblica è fatto non da paese democratico.

Sei dalemiano?

Non sono stato dalemiano quando era in auge, lui  ha un carattere da tragedia, però l’ho sempre ritenuto il miglior politico della nostra generazione. Su questo argomento mi trovo d’accordo con D’Alema , sebbene creda che non si possa  vivere in una gerontocrazia, abbiamo necessità di persone più giovani. Nel mio profondo, mi contraddico e spero non eleggano il” Pier Furbi Casini” e tifo per Giuliano Amato, competente sia in materia economica che costituzionale.

Il favorito resta Draghi, anche se ritengo un banchiere inadatto a coprire quel ruolo, abbiamo avuto il precedente di Ciampi, il quale però aveva una radice politica nata nella Resistenza ed infatti è stato un bravo Presidente, rispettoso delle Istituzioni e garante delle scelte elettorali del popolo italiano.

E per le elezioni amministrative?

Sono un uomo fortunato perché sono rimasto fedele agli ideali della mia gioventù ( questo lo disse anche Enrico Berlinguer). Sono rifondarono a livello sociale, socialdemocratico per quanto riguarda l’amministrazione ( i moderati amministrano meglio) e liberale nel privato.  Ritengo che gli uomini siano più uguali che diversi e penso che questa sia la vera distinzione tra destra e sinistra. Purtroppo in questi anni la sinistra è sotto le macerie, ma il destino del Paese non è nelle mani dell’uomo della Provvidenza, che non esiste, ma spero che prima o poi ci sia nuovamente la consapevolezza che non si può prescindere dalla  buona politica . Bisogna ricreare quei meccanismi di solidarietà sociale che potrebbero far voltare pagina al Paese, che ha un bisogno estremo di aria fresca, in una società che mette ai margini moltitudini di persone e ben vengano persone di buona volontà, come Giorgio Abonante, che cercano di costruire una comunità pensante ed operante sul territorio.

 

 

 

 

 

 

 

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